Si trova menzione del termine “Befania” già nel XIV secolo, quale corruzione lessicale di “Epifania” (epifàneia) che gli antichi greci utilizzavano per indicare “l’azione o la manifestazione di una qualsiasi Divinità attraverso miracoli, visioni, segni, ecc.”
Secondo le credenze degli antichi romani 12 notti dopo il Sol Invictus, quindi nella notte che cadeva tra il 5 e il 6 del mese di Giano (gennaio), vi erano delle misteriose figure dalle sembianze femminili che volavano sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri.
A guidarle secondo alcuni era Diana, Dea lunare legata anche alla vegetazione, secondo altri poteva trattarsi invece di Divinità minori come Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza).
Non riuscendo a sradicare tali pagane consuetudini, la Chiesa istituì per il 6 gennaio la celebrazione di una delle sue Festività più solenni: l’Epifania.
Questo antico mito precristiano tuttavia sopravvisse e nel medioevo assunse le sembianze della Befana, rappresentata come una strega che vola su una scopa nella notte per portare dei doni ai bambini “buoni” (Buona Gente).
Chi desiderasse propiziare il buon andamento dell’anno – e chiedere protezione dalle insidie della vita – in questa magica notte (che è uno dei “momenti magici” dell’anno) può compiere il Rito della Befania che si trova descritto nel libro Il Vangelo di Diana, oppure nel Grimorio di Aradia: Insegnamenti Riti e Incantesimi della Vecchia Religione (che contiene anche una versione speciale e modificata del suddetto libro).
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